Trump: ora nuovi rapporti Sicilia-USA-Italia

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di Salvo Barbagallo

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Donald Trump da poche ore nuovo Presidente degli Stati Uniti, i prossimi giorni sicuramente frenetici, una realtà di “svolta” per il Grande Paese. A molti sarà “antipatico” il volto che rappresenterà gli USA nel mondo per i quattro anni che si snoderanno da oggi, ma il “cambiamento” (volenti o nolenti) è già avvenuto con la sconfitta Clinton/Obama e un tipo di politica estera più che discutibile, che era da avversare.

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Obama e Clinton sconfitti
Obama e Clinton sconfitti

L’elezione di Trump è stata definita “storica” ed è la verità (sempre volenti o nolenti): l’era Obama si è conclusa, ma non è detto che si potranno verificare “colpi di coda” impensabili. Non a torto qualcuno ricorda il destino dei Kennedy. Dunque per Donald un futuro cammino che incontrerà ostacoli: è nelle previsioni, l’establishment difficilmente perdona. Ecco perché saranno importanti le prime decisioni che prenderà il rappresentante del Grande Paese: il suo predecessore ha fatto molto discutere nei suoi otto anni di carica, dimostrando spesso arroganza nei provvedimenti presi. Trump dovrà giocare con i “nemici” in casa e, contemporaneamente, con i “nemici” più lontani: dovrà rivedere le posizioni esasperate che spesso ha assunto chi stava seduto prima di lui nella Stanza Ovale della Casa Bianca. Il voto shock negli USA ha dimostrato che il dare per certo senza considerare l’incerto può determinare incognite difficili da controllare. Quindi, un “cambiamento” nella vita statunitense è stato sancito: che questo “cambiamento” possa produrre una “svolta” positiva mondiale starà a Donald Trump e al suo staff. Ruolo delicato e pericoloso, pertanto, quello di Presidente che trova sullo scacchiere internazionale una situazione “precostituita” altrettanto delicata e pericolosa.

Dell’avvenuta vittoria è giunto primo alle congratulazioni al neoeletto Vladimir Putin convinto che i rapporti tra Russia e Stati Uniti possano uscire dalla crisi grazie a un lavoro congiunto. Il malcelato disappunto per l’elezione di Trump traspare dalle parole di Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera e vicepresidente della Commissione UE:

Donald Trump Presidente
Donald Trump Presidente

I nostri legami sono più forti dei cambiamenti politici, ha affermato. E quindi il premier Matteo Renzi: questo è il punto di partenza per tutta la comunità internazionale anche al netto di certe diffidenze da campagna elettorale. È un fatto politico nuovo che assieme ad altri dimostrano come siamo in una stagione nuova e il ministro Gentiloni che dichiara L’Italia continuerà con l’amicizia e la collaborazione con gli USA, queste cose non cambiano, così come non cambia la nostra contrarietà al protezionismo e alle chiusure. C’è chi definisce queste affermazioni “Campionato di trasformismo opportunista immediato”, più rispondenti le parole dell’ex premier Enrico Letta che ha tenuto a sottolineare che si tratta invece della più grande rottura politica dalla caduta del Muro di Berlino. Una grande sveglia all’Europa.

E l’Europa, ma soprattutto l’Italia + la Sicilia che guardano con attenzione all’immediato futuro che costituisce una grande incognita sui rapporti USA-Unione Europea che toccano direttamente e principalmente il destino della NATO.

Donald Trump si lascerà irretire dai trasformismi? L’Italia + la Sicilia continueranno a subire la posizione di eterna sudditanza dagli USA? In Sicilia c’è molto scetticismo, si crede che questa nuova Presidenza USA non cambierà nulla nell’occupazione militare statunitense dell’Isola, dove da decenni risiedono in forma stabile americani armati di tutto punto, con a disposizione i mezzi più sofisticati sul mercato (dai droni Global Hawks e Predator di Sigonella, agli impianti di Niscemi del Muos, ai depositi di munizioni d’Augusta e delle tante altre basi sparse nel territorio).

Ecco, le “carte” da giocare stanno in mano a Donald Trump e al suo staff che (forse) non conosce ancora la “reale” consistenza dei Trattati “bilaterali” Italia-USA sottoscritti disattendendo il Trattato internazionale di Pace di Parigi del 1947 firmato da tutte le Potenze che avevano vinto la seconda guerra mondiale. Renzi & Company hanno mostrato chiaramente prima del risultato elettorale quali fossero le loro preferenze (tutte a favore della Clinton), ma ora (immediatamente) hanno tenuto a precisare che la collaborazione con gli USA non muta. Come dire, la valenza di suddito USA per Renzi & Company resta (almeno nelle loro intenzioni). Giustificato, pertanto, lo scetticismo dei Siciliani, alcuni dei quali (purtroppo pochi) si chiedono quante armi nucleari USA siano custodite in Sicilia e nel resto dell’Italia.

Dunque la prospettiva Renziana/Napolitano non cambia, anzi può diventare merce di scambio nei “nuovi” e inevitabili rapporti che gli USA dovranno rinsaldare (o sciogliere) con i cosiddetti alleati. Ci vorrà tempo, ed è il tempo che viene a mancare a seguito della tensione che Obama ha aggravato con la Russia alla vigilia della scadenza del suo mandato. Se reale cambiamento ci sarà, verrà dagli USA, la cui collettività ha dato un segnale forte, con l’elezione di Trump, al consolidato establishment che, sicuramente e nonostante la sconfitta, non si darà per spacciato. Un segnale quasi invisibile (nel complesso) lo hanno dato gli americani di Sigonella che hanno votato per Trump: probabilmente sono anche loro stanchi di una politica di “occupazione” militare in nome di alleanze non popolari e di democrazia imposta con la forza, di democrazia innaturale

 

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